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Van Dyke

 

Il processo fotografico della Callitipia è stato brevettato nel 1889 dal chimico inglese W.J. Nichols, a seguito di studi precedenti di Herschel nel 1842 sulla sensibilità dei sali d’argento e di ferro, chiamato Argentotipo. Successivamente al 1889, altri fotografi avrebbero poi migliorato le formule originali. Il processo – che praticamente è un ibrido tra la Cianografia e il bianco e nero classico – unisce la semplicità d’applicazione con risultati di alta qualità e stabilità.

Per parecchio tempo la Callitipia non è stata ben vista. Se un lato ha dovuto competere con la carta d’argento che era di gestione più semplice e che nel frattempo si era diffusa già a larga scala, dall’altro lato un processo simile – il Platinotipo – era apparso dieci anni prima e aveva riscosso notevoli vantaggi, in particolare per la sua presunta stabilità e la sua maggiore ricchezza e profondità nelle ombre dell’immagine rispetto alla kallitipia. Solo ultimamente si è dimostrato che, se si esegue il processo di stampa corretto e in modo scrupoloso, la Callitipia dà un’immagine simile a quella del Platinotipo, con stabilità comparabili e ad un costo nettamente inferiore.

 
I toni che si ottengono variano dai bruni più scuri a tinte quasi rosa nelle zone più chiare, mentre la scarsa sensibilità alla luce ne permette di controllare lo sviluppo a vista. E’ uno dei procedimenti cosi detti ad annerimento diretto.